la libertà non ha appartenenza, è conoscenza, è rispetto per gli altri e per sé

"Chi riceve di più, riceve per conto di altri; non è né più grande, né migliore di un altro: ha solo maggiori responsabilità. Deve servire di più. Vivere per servire"
(Hélder Câmara - Arcivescovo della Chiesa cattolica)

domenica 8 giugno 2014

La trattativa indecente, Vincenzo Scotti (ex ministro dell'interno, 1990-1992): Ritratto di uno Stato-mafia



Dom 08.06.2014 - Dal sito di "AntimafiaDuemila", di Lorenzo Baldo (29.05.2014), sulla deposizione dell'ex Ministro dell'interno, Vincenzo Scotti, in carica all'epoca della strage di Capaci (dal 16.10.1990 al 28.06.1992).

---AUDIO dell'udienza del processo Bagarella ed altri (presunta trattativa Stato-mafia), integrale o per spezzoni, dal sito di Radio Radicale.it.

Palermo. E’ l’immagine di uno Stato-mafia quella che si materializza nelle dichiarazioni dell’ex ministro dell’Interno Vincenzo Scotti. All’udienza odierna del processo sulla trattativa l’ex esponente democristiano ricostruisce il contesto politico-istituzionale prima e dopo la strage di Capaci, fino a quella che a tutti gli effetti è la sua destituzione dall’incarico di ministro avvenuta il 28 giugno ‘92. Lo stesso Scotti lo ha già raccontato più volte nelle aule giudiziarie: le ultime sue audizioni risalgono, una, al 2012 durante il processo Mori, e l’altra appena quattro mesi fa, al Borsellino quater.
L’allarme inascoltato
Uno stralcio dell’audizione di Vincenzo Scotti del 20 marzo del ’92 alla Commissione Affari Costituzionali e Interni della Camera dei Deputati, viene citato in aula dal pm Nino Di Matteo. E’ un vero e proprio allarme che non viene – volutamente – ascoltato dai vertici istituzionali. Che si assumono così la responsabilità delle successive stragi del ’92 e del ’93. “Nascondere ai cittadini che siamo di fronte a un tentativo di destabilizzazione delle istituzioni da parte della criminalità organizzata – diceva Scotti prima delle bombe di Capaci, Via D’Amelio e del Continente – è un errore gravissimo. Io ritengo che ai cittadini vada detta la verità e non edulcorata. Io me ne assumo tutta la responsabilità. Se qualcuno ritiene che questo non sia vero sono pronto alle dimissioni, ma per questa ragione, ma non cedo il passo su questo terreno, ho detto che l’allarme sociale è altissimo e la gente deve sapere queste cose. Siamo un Paese di misteri e io non intendo gestire il ministero degli Interni con una condizione di silenzio o di misteri e senza mettere su carta le cose che si fanno”. C’è anche un altro grido dell’ex ministro dell’Interno, riportato dal giornalista Giuseppe D’Avanzo (scomparso prematuramente nel 2011) pubblicato sul quotidiano la Repubblica il 21 giugno 1992, che viene ribadito durante l’udienza. “Sono convinto, e lo vado ripetendo da mesi, che il calvario non è finito – dichiarava Scotti a D’Avanzo –, che la mafia colpirà ancora e colpirà ancora più in alto, tanto più in alto quanto più efficace diventerà l' azione dello Stato. Non tutti vogliono capirlo. C’è chi fa orecchie da mercante, chi ha la tentazione di sottovalutare il mio allarme, chi colpevolmente sussurra che la mia apprensione è soltanto allarmismo che nasconde voglia di potere. Bene, a questi signori ho già detto che io non andrò più a Palermo a raccogliere insulti e monetine per loro e al loro posto.

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