la libertà non ha appartenenza, è conoscenza, è rispetto per gli altri e per sé

"Chi riceve di più, riceve per conto di altri; non è né più grande, né migliore di un altro: ha solo maggiori responsabilità. Deve servire di più. Vivere per servire"
(Hélder Câmara - Arcivescovo della Chiesa cattolica)

venerdì 26 dicembre 2014

Papa Francesco, i 15 mali della curia, ma non solo suoi


Ven 26.12.2014 - Dal sito web della Santa Sede. A questo link il  video.


PRESENTAZIONE DEGLI AUGURI NATALIZI DELLA CURIA ROMANA
DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Sala Clementina
Lunedì, 22 dicembre 2014


La Curia Romana e il Corpo di Cristo
“Tu sei sopra i cherubini, tu che hai cambiato la miserabile condizione del mondo quando ti sei fatto come noi” (Sant'Atanasio)
Cari fratelli,
Al termine dell’Avvento ci incontriamo per i tradizionali saluti. Tra qualche giorno avremo la gioia di celebrare il Natale del Signore; l’evento di Dio che si fa uomo per salvare gli uomini; la manifestazione dell’amore di Dio che non si limita a darci qualcosa o a inviarci qualche messaggio o taluni messaggeri, ma dona a noi sé stesso; il mistero di Dio che prende su di sé la nostra condizione umana e i nostri peccati per rivelarci la sua vita divina, la sua grazia immensa e il suo perdono gratuito. E’ l’appuntamento con Dio che nasce nella povertà della grotta di Betlemme per insegnarci la potenza dell’umiltà. Infatti, il Natale è anche la festa della luce che non viene accolta dalla gente “eletta” ma dalla gente povera e semplice che aspettava la salvezza del Signore.
Innanzitutto, vorrei augurare a tutti voi - Collaboratori, fratelli e sorelle, Rappresentanti pontifici sparsi per il mondo - e a tutti i vostri cari un santo Natale e un felice Anno Nuovo. Desidero ringraziarvi cordialmente per il vostro impegno quotidiano al servizio della Santa Sede, della Chiesa Cattolica, delle Chiese particolari e del Successore di Pietro.
Essendo noi persone, e non numeri o soltanto denominazioni, ricordo in maniera particolare coloro che, durante questo anno, hanno terminato il loro servizio per raggiunti limiti di età o per aver assunto altri ruoli oppure perché sono stati chiamati alla Casa del Padre. Anche a tutti loro e ai loro famigliari vanno il mio pensiero e la mia gratitudine.
Desidero insieme a voi elevare al Signore un vivo e sentito ringraziamento per l’anno che ci sta lasciando, per gli eventi vissuti e per tutto il bene che Egli ha voluto generosamente compiere attraverso il servizio della Santa Sede, chiedendogli umilmente perdono per le mancanze commesse “in pensieri, parole, opere e omissioni”.

E partendo proprio da questa richiesta di perdono, vorrei che questo nostro incontro e le riflessioni che condividerò con voi diventassero, per tutti noi, un sostegno e uno stimolo a un vero esame di coscienza per preparare il nostro cuore al Santo Natale.

Per leggere l'intero post fare clic sul titolo

giovedì 2 ottobre 2014

Luigi De Magistris - La sospensione da sindaco - Il giornalismo italiano


Gio. 02.10.2014 -

---Don Lorenzo Milani sosteneva che non c'è peggior giustizia di quella che fa parti uguali tra diversi.

---L'altra sera, a "Di martedì", il nuovo programma di Floris su La7, Floris, Mentana, Stella... tutti a dire che le parole di De Magistris (presente in studio) sulla sua sentenza erano simili a quelle di Berlusconi sulle proprie che, insomma, non c’era differenza. Si ignorava la ben diversa storia dei due, i rispettivi percorsi giudiziari. Si ignorava che De Magistris non stava chiedendo la non applicazione della legge che prevede la sospensione, diceva soltanto che non sarebbe stato lui a dimettersi (cosa diversa dall'essere sospeso, che è a tempo) e che sarebbe tornato a fare il sindaco di Napoli, tutto questo per la sua storia personale (e criminale, un po’ diversa da quella di Berlusconi).

---Ma i grandi giornalisti no, per loro era più facile continuare ad insistere… come Berlusconi…, fare un semplicistico raffronto tra le due vicende, e trovarle simili.

---Avrei desiderato intervenire e dire loro: Se dopo tutti questi anni e tutte le vicende succedutesi, non avete capito la differenza tra un Berlusconi ed un De Magistris, e state alla finestra a guardare con la terzietà di un asettico arbitro…, allora peggio per voi, ... ma anche per noi che meriteremmo un giornalismo più coraggioso.

Per leggere l'intero post fare clic sul titolo

domenica 8 giugno 2014

La trattativa indecente, Vincenzo Scotti (ex ministro dell'interno, 1990-1992): Ritratto di uno Stato-mafia



Dom 08.06.2014 - Dal sito di "AntimafiaDuemila", di Lorenzo Baldo (29.05.2014), sulla deposizione dell'ex Ministro dell'interno, Vincenzo Scotti, in carica all'epoca della strage di Capaci (dal 16.10.1990 al 28.06.1992).

---AUDIO dell'udienza del processo Bagarella ed altri (presunta trattativa Stato-mafia), integrale o per spezzoni, dal sito di Radio Radicale.it.

Palermo. E’ l’immagine di uno Stato-mafia quella che si materializza nelle dichiarazioni dell’ex ministro dell’Interno Vincenzo Scotti. All’udienza odierna del processo sulla trattativa l’ex esponente democristiano ricostruisce il contesto politico-istituzionale prima e dopo la strage di Capaci, fino a quella che a tutti gli effetti è la sua destituzione dall’incarico di ministro avvenuta il 28 giugno ‘92. Lo stesso Scotti lo ha già raccontato più volte nelle aule giudiziarie: le ultime sue audizioni risalgono, una, al 2012 durante il processo Mori, e l’altra appena quattro mesi fa, al Borsellino quater.
L’allarme inascoltato
Uno stralcio dell’audizione di Vincenzo Scotti del 20 marzo del ’92 alla Commissione Affari Costituzionali e Interni della Camera dei Deputati, viene citato in aula dal pm Nino Di Matteo. E’ un vero e proprio allarme che non viene – volutamente – ascoltato dai vertici istituzionali. Che si assumono così la responsabilità delle successive stragi del ’92 e del ’93. “Nascondere ai cittadini che siamo di fronte a un tentativo di destabilizzazione delle istituzioni da parte della criminalità organizzata – diceva Scotti prima delle bombe di Capaci, Via D’Amelio e del Continente – è un errore gravissimo. Io ritengo che ai cittadini vada detta la verità e non edulcorata. Io me ne assumo tutta la responsabilità. Se qualcuno ritiene che questo non sia vero sono pronto alle dimissioni, ma per questa ragione, ma non cedo il passo su questo terreno, ho detto che l’allarme sociale è altissimo e la gente deve sapere queste cose. Siamo un Paese di misteri e io non intendo gestire il ministero degli Interni con una condizione di silenzio o di misteri e senza mettere su carta le cose che si fanno”. C’è anche un altro grido dell’ex ministro dell’Interno, riportato dal giornalista Giuseppe D’Avanzo (scomparso prematuramente nel 2011) pubblicato sul quotidiano la Repubblica il 21 giugno 1992, che viene ribadito durante l’udienza. “Sono convinto, e lo vado ripetendo da mesi, che il calvario non è finito – dichiarava Scotti a D’Avanzo –, che la mafia colpirà ancora e colpirà ancora più in alto, tanto più in alto quanto più efficace diventerà l' azione dello Stato. Non tutti vogliono capirlo. C’è chi fa orecchie da mercante, chi ha la tentazione di sottovalutare il mio allarme, chi colpevolmente sussurra che la mia apprensione è soltanto allarmismo che nasconde voglia di potere. Bene, a questi signori ho già detto che io non andrò più a Palermo a raccogliere insulti e monetine per loro e al loro posto.

Per leggere l'intero post fare clic sul titolo

sabato 17 maggio 2014

Questione morale, l’ex responsabile giustizia del Pci: “Il M5S è l’erede di Berlinguer”



Sab 17.05.2014 - Dal sito di "MicroMega", www.micromega.net, intervista a Giuseppe Zupo (15.05.2014).

 “A miei tempi l’onestà era un dna che andava preservato accuratamente, oggi è un optional fastidioso. Il pensiero di Berlinguer è attualissimo e l’unico erede della questione morale è il Movimento 5 Stelle”. E Renzi? “E’ il nulla e sul niente c’è poco da dire”. Mentre Vendola? “Sull’Ilva di Taranto ha fatto uno scivolone terribile e avrebbe dovuto trarne immediatamente le conseguenze, non si ride con i padroni che hanno inquinato una città e prodotto morti su morti”. A parlare né Grillo né altro attivista pentastellato ma l’avvocato Giuseppe Zupo, 73 anni, responsabile nazionale giustizia del Pci ai tempi di Berlinguer e del caso Moro.

Per leggere l'intero post fare clic sul titolo

mercoledì 30 aprile 2014

Il fango del potere per fermare il Papa


Mer 30.04.2014 - Da "il Fatto Quotidiano" del 29.04.2014, di Dario Fo.

Venerdì 25 aprile durante la registrazione televisiva di Otto e Mezzo diretta da Lilli Gruber – nella quale presentavo il mio primo romanzo sulla vita dei Borgia e in particolare su Lucrezia “figlia del papa” – è esploso un vivace contenzioso fra me e l’ospite in studio, Pietrangelo Buttafuoco, noto giornalista de il Foglio.
   Il pretesto del conflitto d’opinione nasceva dalla mia lettura del discorso che riproponeva l’intervento tenuto nel 1498 da Papa Borgia al Concistoro di tutti i cardinali e vescovi riuniti ad ascoltarlo mentre dava notizie dell’assassinio del proprio figliolo Juan, rinvenuto galleggiante senza vita all’alba di qualche giorno prima sulle acque del Tevere.
   Il papa esprime il suo sconvolgimento lacerante e dichiara d’essere convinto che quella morte sia la giusta condanna al suo operare. Quindi avverte che tutto da quel momento cambierà nella chiesa: “Basta con le banche e gli affari personali di ogni gruppo d’affari dentro il Vaticano. Basta con l’accumulo di poteri, terre e denaro! Cessiamo con l’esibizione di prebende e stipendi da nababbi! Che abbiamo noi, così legati al potere economico, a che fare con il Vangelo di Cristo e le sue regole?”.

Per leggere l'intero post fare clic sul titolo

lunedì 31 marzo 2014

Papa Francesco contro i politici corrotti, omelia ai parlamentari del 27.03.2014


Lun. 31.03.2014 - da "il Fatto Quotidiano" del 28.03.2014.

“Dio perdona i peccatori ma i corrotti... no” Questo è il testo dell’omelia del pontefice, Jorge Bergoglio, per la messa privata, tenutasi ieri mattina (27.03.2014) nella Basilica di San Pietro, davanti a 518 politici fra presidenti di Camera e Senato, ministri, sottosegretari, deputati, senatori, europarlamentari ed ex cariche istituzionali.

di Papa Francesco
   Le Letture che la Chiesa oggi ci offre possiamo definirle un dialogo fra i lamenti di Dio e le giustificazioni degli uomini. Dio, il Signore, si lamenta. Si lamenta di non essere stato ascoltato lungo la storia. È sempre lo stesso: “Ascoltate la mia voce… Io sarò il vostro Dio… Sarai felice…”. “Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio alla mia parola, anzi: procedettero ostinatamente secondo il loro cuore malvagio. Invece di rivolgersi verso di me, mi hanno voltato le spalle” (Ger 7,23-24). È la storia dell’infedeltà del popolo di Dio.
   E questo lamento di Dio viene perché è stato un lavoro molto, molto grande quello del Signore per togliere dal cuore del suo popolo l’idolatria, per farlo docile alla sua Parola. Ma loro andavano su questa strada per un po’ di tempo, e poi tornavano indietro. E così per secoli e secoli, fino al momento in cui arrivò Gesù.
   E lo stesso è successo con il Signore, con Gesù. Alcuni dicevano: “Costui è il Figlio di Dio, è un grande Profeta!”; altri, quelli di cui parla oggi il Vangelo, dicevano: “No, è uno stregone che guarisce con il potere di Satana”. Il popolo di Dio era solo, e questa classe dirigente – i dottori della legge, i sadducei, i farisei – era chiusa nelle sue idee, nella sua pastorale, nella sua ideologia. E questa classe è quella che non ha ascoltato la Parola del Signore, e per giustificarsi dice ciò che abbiamo sentito nel Vangelo: “Quest’uomo, Gesù, scaccia i demoni con il potere di Beelzebul” (Mt 11,15). È lo stesso che dire: “È un soldato di Beelzebul o di Satana o della cricca di Satana”, è lo stesso. Si giustificano di non aver ascoltato la chiamata del Signore. Non potevano sentirla : erano tanto, tanto chiusi, lontani dal popolo, e questo è vero. Gesù guarda il popolo e si commuove, perché lo vede come “pecore senza pastori”, così dice il Vangelo. E va dai poveri, va dagli ammalati, va da tutti, dalle vedove, dai lebbrosi a guarirli. E parla loro con una parola tale che provoca ammirazione nel popolo: “Ma questo parla come uno che ha autorità!”, parla diversamente da questa classe dirigente che si era allontanata dal popolo. Ed era soltanto con l’interesse nelle sue cose: nel suo gruppo, nel suo partito, nelle sue lotte interne. E il popolo, là…
   AVEVANO abbandonato il gregge. E questa gente era peccatrice? Sì. Sì, tutti siamo peccatori, tutti. Tutti noi che siamo qui siamo peccatori. Ma questi erano più che peccatori : il cuore di questa gente, di questo gruppetto con il tempo si era indurito tanto, tanto che era impossibile ascoltare la voce del Signore. E da peccatori, sono scivolati, sono diventati corrotti. È tanto difficile che un corrotto riesca a tornare indietro. Il peccatore sì, perché il Signore è misericordioso e ci aspetta tutti. Ma il corrotto è fissato nelle sue cose, e questi erano corrotti. E per questo si giustificano, perché Gesù, con la sua semplicità, ma con la sua forza di Dio, dava loro fastidio. E, passo dopo passo, finiscono per convincersi che dovevano uccidere Gesù, e uno di loro ha detto: “È meglio che un uomo muoia per il popolo”.
   Questi hanno sbagliato strada. Hanno fatto resistenza alla salvezza di amore del Signore e così sono scivolati dalla fede, da una teologia di fede a una teologia del dovere: “Dovete fare questo, questo, questo…”. E Gesù dice loro quell’aggettivo tanto brutto: “Ipocriti! Tanti pesi opprimenti legate sulle spalle del popolo. E voi? Nemmeno con un dito li toccate! Ipocriti!”. Hanno rifiutato l’amore del Signore e questo rifiuto ha fatto sì che loro fossero su una strada che non era quella della dialettica della libertà che offriva il Signore, ma quella della logica della necessità, dove non c’è posto per il Signore. Nella dialettica della libertà c’è il Signore buono, che ci ama, ci ama tanto! Invece, nella logica della necessità non c’è posto per Dio: si deve fare, si deve fare, si deve… Sono diventati comportamentali. Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini. Gesù li chiama, loro, “sepolcri imbiancati”.
   Questo è il dolore del Signore, il dolore di Dio, il lamento di Dio. “Venite, adoriamo il Signore perché lui ci ama”. “Ritornate a me con tutto il cuore – ci dice – perché sono misericordioso e pietoso”. Questi che si giustificano non capiscono la misericordia né la pietà. Invece, quel popolo che tanto amava Gesù, aveva bisogno di misericordia e pietà e andava a chiederla al Signore.
   IN QUESTA STRADA della Quaresima ci farà bene, a tutti noi, pensare a questo invito del Signore all’amore, a questa dialettica della libertà dove c’è l’amore, e domandarci, tutti: Ma io sono su questa strada? O ho il pericolo di giustificarmi e andare per un’altra strada? Una strada congiunturale, perché non porta a nessuna promessa. E preghiamo il Signore che ci dia la grazia di andare sempre per la strada della salvezza, di aprirci alla salvezza che viene soltanto da Dio, dalla fede, non da quello che proponevano questi “dottori del dovere”, che avevano perso la fede a reggevano il popolo con questa teologia pastorale del dovere. Chiediamo noi questa grazia: Dammi, Signore, la grazia di aprirmi alla tua salvezza. La Quaresima è per questo. Dio ci ama tutti: ci ama tutti! Fare lo sforzo di aprirci: soltanto questo ci chiede. “Aprimi la porta. Il resto lo faccio io”. Lasciamo che Lui entri in noi, ci accarezzi e ci dia la salvezza. Così sia.

Per leggere l'intero post fare clic sul titolo

Carta costituzionale - "Verso la svolta autoritaria" - Appello al Paese


Lun 31.03.2014 - Dal sito di "Libertà e Giustizia" (27.03.2014).

Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014, per creare un sistema autoritario che dà al Presidente del Consiglio poteri padronali.
Con la prospettiva di un monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti)  a guardare. La responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto.
Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a rendere giusto ciò che è sbagliato.
Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il leader che la propone.
Primi firmatari:
Nadia Urbinati
Gustavo Zagrebelsky
Sandra Bonsanti
Stefano Rodotà
Lorenza Carlassare
Alessandro Pace
Roberta De Monticelli
Salvatore Settis
Rosetta Loy
Corrado Stajano
Giovanna Borgese
Alberto Vannucci
Elisabetta Rubini
Gaetano Azzariti
Costanza Firrao
Alessandro Bruni
Simona PeverelliSergio MateriaNando dalla ChiesaAdriano ProsperiFabio EvangelistiBarbara SpinelliPaul GinsborgMaurizio LandiniMarco RevelliBeppe GrilloGianroberto CasaleggioGino StradaPaola PatuelliTomaso MontanariAntonio CaputoPancho PardiUbaldo NannucciMaso NotarianniCristina ScalettiRaniero La ValleDario Fo

Per leggere l'intero post fare clic sul titolo

venerdì 31 gennaio 2014

Imu-Bankitalia: se il governo e le banche diventano soci in affari



Ven 31.01.2014 - Dal sito de "il Fatto Quotidiano", un articolo di Loretta Napoleoni (30.01.2014).

Questa settimana l’Italia ha regalato al mondo un bellissimo esempio di economia occulta. Il decreto approvato su Bankitalia ed Imu sembra uscito da un manuale di dietrologia economico-finanziaria. Gli elementi ci sono tutti: un accordo tra classi politiche e banche, che viene fatto passare per una manovra per evitare che i cittadini paghino una tassa odiosa, imposta da Bruxelles: la tassa sulla casa; un sistema di informazione al servizio di questi stessi politici, che ha sapientemente insabbiato la verità e divulgato informazioni false; un Parlamento, fatta eccezione per il Movimento 5 Stelle e dei Fratelli d’Italia, che ha fatto gli interessi propri, corporativi e di casta, invece che quelli della popolazione che dovrebbe rappresentare; individui preposti ad istituzioni democratiche che le rendono strumenti di potere nelle proprie mani ed in quelle del governo.
Vediamo di analizzare per una volta tanto i fatti.

Per leggere l'intero post fare clic sul titolo