la libertà non ha appartenenza, è conoscenza, è rispetto per gli altri e per sé

"Chi riceve di più, riceve per conto di altri; non è né più grande, né migliore di un altro: ha solo maggiori responsabilità. Deve servire di più. Vivere per servire"
(Hélder Câmara - Arcivescovo della Chiesa cattolica)

domenica 28 febbraio 2010

Processo Mills: dopo la gioia dei servi sciocchi lentamente monta una certa preoccupazione (in loro)



Dom. 28.02.2010 - Dal sito di "AgoràVox" (27.02.2010).

" Ecco perchè dopo le prima urla di gioia dell’harem berlusconico, nell’ambiente del sultano è cresciuta una certa ansia ed i più avveduti tra loro hanno mostrato preoccupazione ed anche irritazione ( "Giudici talebani" ha tuonato il boss venerdì sera ).

Non senza una certa giustificazione, peraltro.

E già perché, ragionando sul diritto penale sostanziale e su quello processuale, ci si accorge che le cose sono andate piuttosto male per berlusconi...

A fronte della sentenza della Cassazione che ieri prescriveva il reato di corruzione commesso dall’avv. Mills – vicenda in cui la Fininvest col suo presidente Berlusconi svolgeva il ruolo di corruttore – oggi il TG1 ha miracolosamente cancellato il reato, facendo credere che non sia stato mai commesso, che non sia stato individuato il colpevole, parlando di assoluzione.
Sarebbe ora di sommergere il prode Scodinzolini di migliaia di email come queste, anche se non credo che abbia la dignità sufficiente per prenderne atto. xxx

xxx Per le prime ore il sultano ha mandato avanti l’harem di mignotte in grisaglia alla Gasparri – quanto è più dignitosa e sincera la D’Addario rispetto alle sue tante colleghe , uomini e donne , travestite da parlamentari… – ed è stato tutto un coro di hurrà , tutti a cantar vittoria. Pian piano le menti meno deviate han cominciato a ragionare e si sono accorti che la vicenda è per i berluscones piuttosto negativa.

Fino a che è intervenuto a smentirli il capo in persona , che poco fa a reti unificate ha ammesso di non essere stato assolto (ma va?), che lui “mira alla assoluzione“, condendo il tutto coi soliti insulti ai “magistrati talebani”

Ghedini che invece aveva già capito la mala parata per il suo capo - il cui processo stralciato da quello principale andrà in prescrizione “solo fra un anno” - si sta arrabattando per chiedere una nuova sospensione del “suo” processo con la scusa di attendere le novità delle motivazioni della sentenza di ieri.

Aiutato in questo dall’ineffabile ministro della giustizia , che dovrebbe almeno far finta di credere nella divisione dei poteri e non parteggiare così sfacciatamente ( gli chiedo solo di far finta esteticamente, non pretendo che ne sia convinto per davvero, è stato messo lì per favorire il delinquente di Arcore, lo sappiamo, ma faccia almeno un po’ finta…)

Ora vi spiego perchè per il sultano è una mala parata, così stabilendo un un paio di precisazioni valide per sempre.

Il reato è stato sostanzialmente commesso – tanto da costringere l’avvocato Mills a pagare 250.000 euro di danni alla immagine alla Presidenza del Consiglio – ma dal momento che dalla data della supposta commissione del reato sono trascorsi più di dieci anni, il reato non può più essere processualmente sanzionato.

E’ la differenza tra diritto penale sostanziale e diritto penale processuale.

E’ il legislatore (il Parlamento) che stabilisce convenzionalmente con legge la durata della prescrizione dei reati: una delle tante leggi ad personam (a parte il recente “processo cosiddetto breve”), la legge ex Cirielli ha inciso anche in questo caso : chi l’avrebbe mai detto?

Riassumiamo: la prescrizione nel suo caso ( Mills ) , calcolando una sospensione di 42 giorni dovuta a un’ordinanza del Tribunale, è scattata il 23 dicembre del 2009. Se la Cassazione avesse potuto pronunciarsi 62 giorni prima, non ci sarebbe stata impunità.

Ma soprattutto Mills deve ringraziare , come detto, una delle 18 leggi ad personam, la ex Cirielli. In base alla quale i tempi di prescrizione per la corruzione in atti giudiziari sono dopo 10 anni e non più dopo 15 anni.

Tecnicamente pertanto è stata accolta la tesi della Procura Generale: ecco perché i berluscones sono inquieti e preoccupati per il processo del corruttore stralciato dal primo e prescrivibile solo fra un anno.

L’accertamento sostanziale di un reato, infatti, svolge comunque una funzione nella ricostruzione della vicenda, anche come precedente verifica sul punto da utilizzare in altri processi. Nelle motivazioni sarà ricostruita la vicenda ed assegnati definitivamente certi ruoli…e tutto ciò non potrà non avere effetto nel processo gemello “stralciato”.

Gasparri non lo capisce, ma Ghedini si…e dopo qualche ora deve averlo detto al capo, che oggi è andato su tutto le furie…

Difatti, come ha dichiarato la Procura nell’arringa finale, l’avvocato inglese fu pagato dalla Fininvest in cambio di una testimonianza “accomodata” in favore di Berlusconi. E questo è l’aspetto sostanziale.

Ma il reato fu compiuto nel 1999 e non nel 2000, per cui scatta la prescrizione( aspetto processuale ).

Annullata dunque la condanna a 4 anni e 6 mesi in secondo grado. Confermata invece la sanzione di 250 mila euro a favore di Palazzo Chigi italiano come risarcimento allo Stato italiano per il danno d’immagine arrecato.

Sul momento in cui si è consumato il reato peraltro in dottrina ed in giurisprudenza si discute.

Ma questo è un problema tecnico che non mi fa pensar male della Cassazione, altri sedi a Roma in questi giorni stanno invece confermando cosa si pensa di loro negli ambienti giudiziari italiani quando si parla di Roma porto delle nebbie…

L’estinzione del reato ci sarebbe perché l’atto di corruzione va fatto risalire non al febbraio 2000 ma al novembre 1999. Da allora andrebbe conteggiato il periodo di dieci anni, dopo il quale il reato va in prescrizione. Il termine, perciò, sarebbe già scaduto.

“Non sembra essere in dubbio – ha spiegato il procuratore – che il reato corruttivo è avvenuto con la comunicazione da parte di emissari di Bernasconi nei confronti di Mills della disponibilità della somma“. Quella comunicazione, ha precisato Ciani, avvenne l’11 novembre 1999.

La sentenza di appello, invece, aveva individuato come momento dell’atto corruttivo il febbraio 2000, quando circa 600mila euro in titoli furono effettivamente versati sul conto di Mills per il tramite del finanziere Bernasconi.

Io personalmente la penso come la Corte D’Appello, per me il reato di corruzione si perfeziona con la dazione effettiva, non con la comunicazione teorica, ma tant’é…non per questo credo o ritengo che la cassazione abbia voluto favorire il premier.

Altre vicende romane di questi giorni, dicevo, mi fan pensare male del porto delle nebbie, non questa.

Mi riferisco al comportamento di alcuni magistrati della Procura di Roma nelle vicende Protezione Civile ed in quella , enormemente più grave, di FASTWEB, TELECOM, un paio di onorevoli del PDL a disposizione della destra fascista e delinquenziale, della banda della Magliana, i NAR e la ndrangheta calabrese a comandare e disporre per tutti.

Ne parleremo presto… - crazyhorse70 " xxx

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venerdì 26 febbraio 2010

Antonio Di Pietro - La svolta di Salerno, ?ma è svolta o "forza maggiore"?



Ven. 26.02.2010 - Confesso, la c.d. svolta di Salerno, operata da Antonio di Pietro e dal Congresso dell'Italia Dei Valori, per l'appoggio al candidato del PD alle regionali in Campania, mi ha spiazzato; per la sostanza, certamente, ma ancor più per le modalità con le quali è avvenuta (fulmine a ciel sereno; nessun dibattito preparatorio con il mondo del web, con i tanti con cui Di Pietro è solito confrontarsi). Per alcuni giorni ho pressoché rimosso l'accaduto, non ne ho neanche parlato; per molti giorni non ho più pubblicato post su questo mio blog, quasi inebetito di fronte al possibile franare dell'immagine di uno dei pochi che ritengo ancora dedicarsi alla politica con passione e spirito di servizio.
Ora, dal Blog di Antonio Di Pietro riprendo, sul tema, una sua intervista a "il Fatto Quotidiano" (del 18.02.2010). Rimangono molte perplessità (non ultima: ?Cosa significa che se Vincenzo De Luca e poi viene condannato, si dimette? ?Condanna in primo grado? o definitiva?!! ?Perché è così vago?), ma è uno sforzo per capire.
xxx

xxx " Testo dell'intervista

Antonio Di Pietro: Senta, io non ho bisogno di un intervistatore, mandi un notaio.

Il Fatto: In che senso?
Antonio Di Pietro: Devo fare una confessione. Devo mettere nero su bianco uno stato d’animo....

Il Fatto: Antonio Di Pietro non scherza nemmeno un po’, è serissimo. Le inchieste degli ultimi giorni, le polemiche sulla sua scelta di appoggiare Vincenzo De Luca in Campania. Il dibattito di queste ore, gli editoriali di Travaglio, l’appello di Salvatore Borsellino affinché cambi idea.
Tutto questo cosa le fa pensare?
Antonio Di Pietro: Nei giorni del congresso avevo detto che non ci dormivo sopra la notte.

Il Fatto: E adesso?
Antonio Di Pietro: Ora ci passo anche tutto il giorno. Passo il 90 per cento del mio tempo a discutere di questo, è diventata la scelta più drammatica della mia vita.

Il Fatto: Allora più che un notaio le serve un prete.
Antonio Di Pietro: Lei lo sa, io sono credente. Vorrei davvero che il buon Dio mi illuminasse.

Il Fatto: Teme di aver peccato di presunzione?
Antonio Di Pietro: Casomai di umiltà. Perché vede: il Pd candidava De Luca, io dicevo no, e facevo il pieno dei voti.

Il Fatto: Sapeva di rischiare così tanti consensi?
Antonio Di Pietro: Certo. Vede, persino io soffro. Quando leggo gli appunti di Travaglio, le critiche di Borsellino, i malumori di Sonia Alfano, i però di De Magistris, le mail che mi arrivano...

Il Fatto: Lei si arrabbia.
Antonio Di Pietro: Al contrario. Sento di essere dalla loro parte, di avere i loro stessi istinti di base.

Il Fatto: La tentazione di tornare indietro.
Antonio Di Pietro: Faccio saltare il tavolo, mi rifugio nella mia purezza. Però poi mi guardo allo specchio e capisco che sono combattuto. Allora mi è venuta un’idea.

Il Fatto: Quale?
Antonio Di Pietro: Mi confesso con lei. Poi metto quello che esce fuori su una pagina di Facebook. Poi chiedo alla gente di leggere, di dormirci su, e poi di scrivermi.

Il Fatto: Proviamo a convincerli.
Antonio Di Pietro: Dovrebbe bastare la lettura di un giornale di oggi. Ai tempi di Mani Pulite c’era già il senso di impunità del potere.

Il Fatto: Oggi di più?
Antonio Di Pietro: Allora una sentenza era una macchia. Adesso tre anni di condanna fanno un bel curriculum.

Il Fatto: Provi a dirmi una ragione per cui votare Idv in Campania produce dei risultati.
Antonio Di Pietro: Allora: De Luca ha promesso pubblicamente che se viene condannato si dimette. Se uno vota noi sa che in questo caso, se lui non lo fa, gli togliamo la fiducia.

Il Fatto: E quindi?
Antonio Di Pietro: E quindi votando noi sa che conta e decide.

Il Fatto: Ma intanto lei chiede il voto per De Luca.
Antonio Di Pietro: Le do una notizia. De Luca ha accettato di rinunciare alla prescrizione, a cui pure aveva diritto, per il processo sullo stoccaggio dei rifiuti.

Il Fatto: Lei non ce l’ha con lui?
Antonio Di Pietro: Ce l’ho con il Pd, che non è riuscito a capire che serviva la discontinuità. Però, in questa condizione, andare da solo avrebbe pagato elettoralmente, ma avrebbe prodotto un disastro per la Campania.

Il Fatto: La vittoria di Caldoro?
Antonio Di Pietro: Ma Caldoro non è nulla! Qui c’è un rischio che nessuno ha capito. Per la prima volta, dalle giunte rosse del 1975 a oggi si sta correndo un rischio enorme.

Il Fatto: Che vinca il centrodestra?
Antonio Di Pietro: Peggio. Che un’unica maggioranza possa avere in mano sia il governo del paese sia quello degli enti locali.

Il Fatto: Cosa c’è di nuovo rispetto a prima?
Antonio Di Pietro: Che stavolta è a rischio più di prima la tenuta della democrazia. Gli scandali di questi giorni, a destra e a sinistra, ci dicono che il sistema è in briciole. Il berlusconismo sta provando a far saltare definitivamente il primo fondamento di uno Stato democratico. La separatezza dei poteri.

Il Fatto: Non è una novità.
Antonio Di Pietro: Sì, ma è la prima volta che si sente tornare il senso di arroganza di Tangentopoli, la prima volta che qualcuno crede possibile che il controllore e il controllato coincidano , e che si riscrivano tutte le leggi, dall’impunità agli appalti.

Il Fatto: Lo scandalo della Protezione civile fa emergere un sottobosco inquietante e trasversale.
Antonio Di Pietro: E’ il basso impero. Ma allora come posso spiegare alle gente che se noi andiamo contro De Luca, da soli, tendendoci la nostra purezza, facciamo arrivare il clan dei Casa-lesi a spartirsi gli appalti della Campania?

Il Fatto: Mi dica una cosa che comunque cambia se lei riesce a far vincere De Luca.
Antonio Di Pietro: Che il sistema Bassolino finisce il giorno dopo le elezioni. E non è poco.

Il Fatto: Non siete riusciti a costruire un candidato alternativo.
Antonio Di Pietro: Non si è fatto avanti nessuno.

Il Fatto: Quanto si arrabbia quando legge le critiche di De Magistris che lei avrebbe voluto candidare?
Antonio Di Pietro: Nemmeno un po’. E non mi arrabbio per Marco Travaglio, per la Alfano,per Borsellino. Potrei rompere tutte le alleanze che il Pd ha costruito senza criterio con l’Udc. Ma poi che faccio? Ci chiudiamo nella torre d’avorio a ripeterci quanto siamo bravi e intanto arrivano Berlusconi e quelli che ridono dei terremoti a spartirsi la torta?

Il Fatto: Vi siete opposti abbastanza?
Antonio Di Pietro: Abbiamo fatto la mozione di sfiducia a Bertolaso! Abbiamo bloccato in Parlamento la Protezione civile Spa che era, come tutte le altre, una società per azioni a fine di produzione e distribuzione tangenti!

Il Fatto: Lei usa paroline morbide...
Antonio Di Pietro: Fanno gli affari privati con i soldi pubblici. E intanto svendono l’acqua, i servizi, l’energia. Tutto. Ma questa società che protesta, l’ha capito che quello che è in gioco è tutto questo o no?

Il Fatto: Come si chiude la sua confessione-appello su Facebook?
Antonio Di Pietro: Nel 1945 i partigiani si erano messi con i monarchici per cacciare i nazisti. I liberali con i comunisti, gli azionisti con i democristiani. E insieme hanno scritto le regole di una nuova democrazia con la Costituzione.

Il Fatto: Pensa che così si convinceranno gli arrabbiati?
Antonio Di Pietro: Gli arrabbiati, se votano diventano determinanti. Se non votano restano velleitari. Io indico un’altra strada, quella dell’alternativa di governo. " xxx

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giovedì 25 febbraio 2010

Il cardinale Bertone e il convegno con Formigoni - Commento di don Paolo Farinella




Gio. 25.02.2010 - Dal sito di "MicroMega", un articolo di Don Paolo Farinella (24.02.2010).

" Il 19 febbraio 2010 il cardinale Tarcisio Bertone è andato al convegno di Rete Italia del filibustiere di comunione e liberazione Roberto Formigoni a parlare – oh, numi! – di etica. La compagnia era all’unisono perché tutti si definiscono cattolici con tanto di griffe. Cattolici specchiati di integerrima coerenza. Al solo vederli uno s’ispira al cielo, se poi li avvicina freme di santità, se poi li sfiora il miracolo è assicurato. xxx

xxx Bertone è quello che ha manovrato per fare fuori Boffo e non ha esitato a servirsi fare un contratto di omicidio con il killer Feltri attraverso i buoni uffici di Berlusconi, notoriamente uomo di specchiate virtù cristiane. Bertone è quello che in nome dell’etica ha cercato di fare le scarpe a Bagnasco e appropriarsi di Avvenire e della tv Sat2000 di proprietà della Cei. Bertone è quello che ha provato in tutti i modi, riuscendovi egregiamente, a commettere atti impuri con Berlusconi pur di mantenere un rapporto privilegiato con il governo per averne utili immediati.

Bertone non si è posto il problema morale dell’etica personale del presidente del consiglio né tanto meno dell’etica delle leggi che il governo da lui sostenuto ha varato come quella contro l’umanità che dichiara e lo stesso insegnamento della Chiesa che dichiara «la clandestinità» reato; come quella dello scudo fiscale che premia gli evasori, le mafie e i corrotti a scapito degli onesti costretti a pagare fino all’ultimo centesimo.

Partecipando ad un convegno di una parte politica, personificata da Roberto Formigoni, Bertone ha gettato la maschera, n'è gliene rimasta ancora qualcuna di riserva. Formigoni è il governatore della Lombardia, ma prima ancora è un «consacrato» di Comunione e Liberazione e come fratello di questa sètta purulenta egli ha privilegiato gli affari e le commesse della Compagnia delle Opere, vera holding del malaffare, seconda solo all’Opus Dei, un covo di malfattori e una tragedia per la Chiesa.

«Quella politica è una vocazione al bene comune e alla salvezza della società». Con queste parole forse il cardinale si riferiva alle 19 leggi «ad persona» fatte approvare da Berlusconi e con l’appoggio convinto e certo di tutti i suoi servi cattolici, specialmente quelli che stanno dalla parte di Formigoni, nipotini di don Giussani. Forse si riferiva allo scandalo in quei giorni montante della protezione civile di Bertolaso. Forse si riferiva alla rete di malaffare sempre in materia di corruzione ordita dal «gentil’uomo» di sua santità, Gianni Letta, sottosegretario al governo e aspirante alla presidenza della Repubblica.

Passa quindi a citare don Sturzo: «La missione del cattolico in ogni attività umana, politica economica [...] è tutta impregnata di ideali superiori, perché in tutto ci si riflette il divino. Se questo senso del divino manca, tutto si deturpa: la politica diviene mezzo di arricchimento, l'economia arriva al furto e alla truffa». (LUIGI STURZO, Politica e Morale, Bologna, 1972, p. 208). Spero che prima di citare don Sturzo, l’eminenza si sia fatto i gargarismi con l’acqua benedetta perché se c’è una persona che non può citare è proprio il prete di Caltagirone che la Segreteria di Stato ha sacrificato sull’altare delle convenienza al fascismo, mandandolo in esilio. Mussolini ha minacciato, il Vaticano ha ubbidito. E’ orripilante che l’istituzione ecclesiastica prima massacra gli uomini liberi e pensanti e poi, quando sono morti, li cita come se niente fosse, additandoli ad esempio.

«Ideali superiori». A sentire certe espressioni viene il voltastomaco, specialmente da uno che si è affrettato a tirare fuori d’impaccio Berlusconi nello stesso momento (mai sincronismo fu più tempestivo) in cui la Corte Costituzionale dichiarava illegittimo il «lodo Alfano». Forse erano superiori gli ideali che ispirarono l’altro cardinale, Ruini (di nome e di fatto), che riceve Berlusconi a colazione per sistemare le candidature della regione Lazio? Forse sono superiori gli ideali che animano gli affari della Compagnia delle Opere del scompagnano Formigoni?

«Ideali superiori»! Dica il cardinale quali ideali ispirano i cattolici che militano nella schiavitù di Berlusconi, appoggiando ogni suo sopruso e illecito. Dica come giustifica Casini che per cinque anni ha governato contro ogni parvenza morale e partecipando attivamente ad ogni immoralità di fatto e di diritto.

Come si può impunemente parlare di «Ideali superiori» al convegno di una cricca che ha fatto voto di furto, di corruzione e di indecenza politica? Come può continuare ancora a ritenersi cattolico chi si serve della cosa pubblica per fare affari privati? Perché non una parola sull’inganno del terremoto in Abruzzo? In nome di quali principi cattolici il Vaticano continua a sostenere un governo che è esattamente l’opposto di tutto quello che il cardinale ha detto nel circolo di Formigoni? Perché il Vaticano appoggia sempre i corrotti, i corruttori, i ladri, i manipolatori della coscienza, gli immorali e gli assassini del bene comune?

Tra gli indagati per la corruzione della protezione civile vi sono tre signori nominati dal papa «gentiluomini»: perché il papa non ritira la nomina a questi immondi corrotti profittatori della sofferenza di povera gente che oltre al terremoto hanno dovuto subire i lazzi e i frizzi di chi si è arricchito sui morti? Perché il papa non ritira la nomina a Gianni Letta che emerge sempre più come il coordinatore della rete di corruttela?

Sig. Cardinale, per favore, ci faccia un piacere semplice: se ne vada in Cirenaica, o almeno taccia e ci risparmi i suoi pistolotti etici. Tanto, mi creda, nessuno la tiene da conto.

(24 febbraio 2010) " xxx

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