la libertà non ha appartenenza, è conoscenza, è rispetto per gli altri e per sé

"Chi riceve di più, riceve per conto di altri; non è né più grande, né migliore di un altro: ha solo maggiori responsabilità. Deve servire di più. Vivere per servire"
(Hélder Câmara - Arcivescovo della Chiesa cattolica)

martedì 21 aprile 2009

Libera informazione - In Italia è in atto una vera dittatura della parola: informiamone l'Europa, chiediamone l'intervento



Mar. 21.04.2009 - Sul sito di MicroMega è possibile ascoltare la conversazione di Antonio Trabucchi, della quale riporto, a seguire, la trascrizone.

" Ho ricevuto una telefonata dal “Manifesto” per scrivere un articolo sulla situazione di censura che c'è in Italia attualmente, ho rifiutato di farlo perché ho detto che, in qualche modo, tutti i giornali sono sotto controllo, ovviamente non tanto di Berlusconi, molte volte sono sotto controllo da loro stessi. Lo dimostra il fatto che non si può neanche criticare le rapide firme del Presidente della Repubblica perché si viene linciati; e questo non succede in nessun Paese, in nessun paese dell'Occidente succede questo, ma in Italia succede. xxx

A questo punto l'amico Valentino Parlato mi ha fatto delle domande e ho risposto ad una sorta di intervista; mi piacerebbe in qualche modo mandarla in onda sul libero blog di MicroMega net.

Nel 2002 scrissi, credo proprio per MicroMega, un testo che si chiamava “Il silenzio è d'oro”, che poi è stato ripubblicato in un libro, non molto diffuso, o per lo meno non diffuso come io avrei desiderato, pubblicato dalla Feltrinelli due, tre anni fa, che si chiama “L'oca al passo – Notizie dal buio che stiamo attraversando”. “Il silenzio è d'oro” era una sorta di manifesto per la parola e diceva così: “ci sono varie forme di dittatura, in Italia è in atto una dittatura della parola; 2) perché la parola è d'oro e la possiede una sola persona, un uomo politico, che è contemporaneamente il capo di un governo, il padrone di quasi tutti i media che trasportano la parola; 3) l'Italia appartiene solo in apparenza alla democrazia europea, in realtà ne è una versione orientale alla maniera di Eliogabalo; 4) qualche anno fa un settimanale titolava --Scrittore, perché non parli?--, è il caso di ripetere la domanda, perché se eventualmente uno scrittore contraddice le parole di Eliogabalo, ecco che da più parti si alzano voci autorevoli elogiando il silenzio; 4) Ma l'elogio del silenzio non si può fare senza le parole, per coerenza andrebbe fatto in silenzio. Coloro che allora invocavano il silenzio, elogiavano il silenzio. ?Ma a chi chiedevano il silenzio, coloro che elogiavano il silenzio? ?Lo chiedevano forse a Eliogabalo? ?O ai suoi strilloni? ?O ai suoi schermi televisivi? ?O ai bandi stampati che lui fa pubblicare e che gli appartengono? No, lo chiedevano e lo chiedono a voi, che avete osato dire una parola contro il suo impero.

In questo momento, sto notando, veramente, un silenzio assordante, da parte di voci autorevoli, in Italia, su ciò che sta succedendo, esclusa la magnifica, straordinaria, voce di Camilleri. Intervenire su questa situazione è, forse, tardivo, perché sarebbe stato necessario che qualcuno si fosse mosso prima e avesse impedito che la situazione arrivasse a questo punto. Ma questo qualcuno, in questo caso, non sono gli intellettuali, sono proprio i giornalisti, cioè tutti coloro che la censura colpisce e zittisce. Non si possono fare gli interventi come il mio senza pensare ad un contesto, per questo motivo vorrei ricordare che quando Berlusconi emise il cosiddetto editto bulgaro, la Federazione della stampa italiana non si mosse, lasciò che dei giornalisti di altissimo livello e di grande esperienza, come Biagi, Santoro, e altre persone, venissero licenziate, Luttazzi etc., venissero licenziate in tronco dalla televisione di Stato, per la quale noi paghiamo il canone, da un signore che con la televisione di Stato non c'entra niente. Mi chiedo: ?perché la Federazione della stampa non decretò alcuni giorni di lutto, di sciopero? ?O perché nessuno si mise a sedere sui pavimenti della RAI per essere portato via di peso, lasciarono che ciò succedesse tranquillamente: la situazione a questo punto è arrivata perché questo è stato concesso a un signore che con la televisione italiana non ci dovrebbe entrare assolutamente niente, visto che già impropriamente possiede le proprie.

Che cosa si può fare a questo punto, visto che se qualcuno osa criticare i padroni del vapore, viene denunciato o gli arrivano comunicazioni giudiziarie. Faccio una parentesi per dire che, per esempio, in questo momento, debbo preparare un mio atto di difesa perché il senatore Schifani mi ha fatto arrivare una comunicazione giudiziaria per avere, come dire, portato danni alla sua immagine, e nella quale mi chiede un milione e duecentomila, o duecentocinquantamila, o trecento, un milione e trecentomila, non mi ricordo bene, euro di risarcimento.
Visto che questi personaggi ormai hanno adottato questa strategia, e cioè: appena fai il loro nome ti fanno arrivare una comunicazione giudiziaria. Una comunicazione giudiziaria per uno scrittore, per un singolo, per un normale cittadino italiano, significa una grossa spesa, significa cercarsi avvocati, noi non ne abbiamo a bizzeffe come li hanno loro; significa preparare la propria difesa, significa trovarsi in una situazione abbastanza scomoda. Visto che sta succedendo questo a certi programmi della televisione, e cioè vengono colpiti dai dardi della censura, vengono esposti sulla pubblica piazza, come se fossero dei malfattori, solo perché hanno dato delle informazioni.

Allora io suggerisco e dico: se costoro, cioè i padroni del vapore, non hanno gli estremi per una denuncia di diffamazione nei confronti delle notizie che la trasmissione di Santoro ha fornito, ebbene, sarebbe interessante che la Federazione della stampa denunciasse alla Magistratura la Commissione di vigilanza della RAI per abuso di potere. Denunciandoli, probabilmente, gli equilibri cambiano; quindi denunciateli, il motivo poi lo troveranno gli avvocati, ma portiamo tutta questa gente di fronte a un Tribunale, Commissione di vigilanza. ?Ma a quale titolo, e perché poi noi dobbiamo essere vigilati? Ma che costoro vigilino sé stessi; o vigiliamoli noi , perché sono persone che debbono essere vigilate, molte volte. Ci sono e c'è della gente in quella Commissione di vigilanza, che secondo me avrebbe bisogno della nostra vigilanza.

Un secondo suggerimento da parte mia sarebbe quello di chiedere un'udienza urgente alla Commissione europea, e di farla convocare. La Commissione europea si convoca per un motivo di questo genere. La trasmissione di Santoro, o quanti altri scrivono su giornali, su stampa, su tutto ciò che in questo momento è sotto controllo, e a cui si vuole mettere un bavaglio, convocasse la Commissione europea portando le prove, gli articoli, la registrazione del programma, i testimoni, e che loro, i cosiddetti commissari di vigilanza portassero le loro, o venissero di persona a spiegare perché in Italia c'è una censura che negli altri paesi europei non esiste; fra l'altro, si darebbe così la possibilità alla Commissione europea, al Parlamento europeo, di esprimersi su argomenti importanti, oltre che sull'economia, o eventualmente sulla curvatura delle banane, o sul latte, perché tutti avranno notato che mai come adesso la credibilità delle Istituzioni europee era stata così bassa.

Si prevede un assenteismo enorme alle prossime elezioni europee, e secondo un sondaggio il 51% di europei non crede più nelle Istituzioni del proprio continente; forse con una certa ragione, perché questi attuali burocrati che ci stanno gestendo come se fossero negozianti, sembra che abbiano dimenticato i principi dei Padri fondatori dell'Europa; e mi riferisco a padri fondatori come Altiero Spinelli , De Gasperi o a Adenauer. Peraltro, i più, sono stati complici dell'Amministrazione Bush. Io credo che se li mettessimo di fronte alle proprie responsabilità, daremmo anche a loro un'occasione di ripensare ai principi della democrazia sui quali si fonda la Carta dell'Europa.

Sia come sia, se non si porta fuori da questa piccola Italia autarchica, da un punto di vista dell'informazione, il problema che ci riguarda, questo problema non lo conoscerà nessuno, perché dobbiamo essere noi, o meglio, dovete essere voi, i giornalisti, ad andare in Europa, e non ad aspettare che l'Europa vi venga a cercare; nel frattempo potrebbero, dico sempre i giornalisti, fare un sit in nella RAI, ma tutti i giornalisti che ci vogliono andare, la Federazione della stampa, i direttori dei giornali che non sono di Berlusconi, il direttore, per esempio, del Corriere della Sera, che ha fatto un bellissimo discorso teorico, venendo potrà fare una cosiddetta puntata riparatrice su uno dei giornalisti che ha rimproverato il programma di Santoro di “abuso di libertà”, fra l'altro costui è liberissimo di dire ciò che vuole, ma sarebbe interessante fargli notare che l'espressione “abuso di libertà” potrebbe essere considerata a sua volta un abuso di libertà in un altro regime, che non fosse democratico, e questo è pericoloso soprattutto per lui.

Io credo che sia arrivato il momento di far sapere all'Europa quello che succede in Italia, perché se continuate, giornalisti, mi riferisco ai giornalisti naturalmente, con questo mio modesto suggerimento, modesta proposta, se continuate a farla girare fra di voi, come se fosse un pallottoliere, questa notizia lascerà il tempo che trova. " xxx

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